Pietro Maturi - Aleca - Aleca Atlante linguistico ed etnografico della Costa d'Amalfi

ATLANTE LINGUISTICO ED ETNOGRAFICO DELLA COSTA D'AMALFI
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PRESENTAZIONE DEL PORTALE DELL’ATLANTE LINGUISTICO ED ETNOGRAFICO
DELLA COSTA D’AMALFI (Aleca)

 
Il portale dell’Aleca (Atlante Linguistico ed Etnografico della Costa d’Amalfi) è un progetto telematico curato da Giuseppe Vitolo per conto del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, strutturato sulla base dei dati raccolti sul campo e confluiti in quattro volumi, tre dei quali concernenti il lessico rurale ed il quarto quello della pesca. Questo imponente lavoro di ricerca costituisce un ricco e prezioso documento linguistico ed etnografico sulle varietà dialettali di Amalfi, delle sue frazioni e dei comuni limitrofi, compresi nel primo tratto della Costiera Amalfitana. L’analisi si è estesa, poi, ai territori che si sviluppano oltre Amalfi, includendo diverse località e spingendosi al di là del confine provinciale salernitano, fino a includere alcuni centri della Penisola Sorrentina ricadenti all’interno della provincia di Napoli e affacciati sul golfo napoletano, compresa l’isola di Capri.
La meticolosa ricerca sul campo è documentata – sulla scia di un’antica e nobile tradizione dialettologica italiana e romanza che risale all’inizio del Novecento – anche da un ampio e affascinante apparato iconografico.
Gli studi dialettologici campani si arricchiscono con quest’opera di un importante segmento che scava a fondo, in una prospettiva micro-areale, in un territorio storicamente di primaria importanza nell’ambito della regione, ma troppo spesso trascurato – con qualche pur importante eccezione – rispetto alle principali aree metropolitane e ad alcune altre aree più frequentemente studiate come la zona flegrea, l’Irpinia e il Sannio.
Gli studi micro-areali, tra l’altro, mettono in piena luce una realtà che i residenti intuiscono sempre in maniera immediata, ma che spesso sfugge a chi vive altrove, e che viene anche a volte dimenticata nei ragionamenti che riguardano territori più vasti: e cioè che la variazione linguistica e dialettale rappresenta un continuum che attraversa ogni più piccola contrada del mondo romanzo (e non solo di quello, naturalmente) creando ovunque una fittissima trama di specificità lessicali, grammaticali e fonetiche, e istituendo di fatto, nella infinita pluralità degli accenti e dei vernacoli, le stesse identità locali quanto e forse più di tanti altri aspetti della vita sociale.
Nel mondo contemporaneo la realtà anche linguistica è in continua evoluzione e da decenni si pronostica come imminente la “morte dei dialetti”, prospettiva auspicata da alcuni e aborrita da altri. Non possiamo certo sapere cosa accadrà domani o tra cent’anni, ma la documentazione fornita da Vitolo in questo suo lavoro, tradotto in modalità telematiche, ci rassicura sul fatto che almeno fino a questo momento nulla è ancora andato perduto, visto che ogni singola voce elencata nelle schede geolinguistiche è tratta dall’uso vivo dei parlanti di oggi, in pieno XXI secolo, smentendo ogni più fosca previsione.
La documentazione offerta dal portale, oltre che ricca e raccolta con rigore metodologico, è anche correttamente trascritta, voce per voce, variante per variante, in una forma doppia: da un lato una forma ortografica, basata sull’alfabeto italiano con pochissimi segni aggiuntivi, che la rende immediatamente interpretabile al lettore non specialista, che dispone di tale opportunità anche nella fruizione delle mappe geolinguistiche presenti nel sito, e dall’altro una forma fonetica, esclusivamente presente nelle schede geosinonimiche, che grazie al sistematico ricorso all’alfabeto fonetico internazionale IPA ne riporta, per gli addetti ai lavori, i dettagli più minuti.
Risulta indovinata la scelta di svolgere uno studio diatopico micro-areale, che approfondisce le specificità lessicali dei diversi centri inclusi nell’indagine, e che dimostra quanto l’ordito della variazione dialettale possa essere straordinariamente fine, qui come altrove in Italia e nell’intera area romanza.
Se si volesse tradurre il risultato del lavoro di Vitolo in termini tradizionali di isoglosse e di confini dialettali ne emergerebbe infatti una complessità che in buona parte sfuggiva alle grandi opere di respiro nazionale dello scorso secolo come l’AIS[1] e l’ALI,[2] i cui punti di indagine non erano confinanti, ma spesso distavano decine di kilometri l’uno dall’altro, ciò che impediva di cogliere nel dettaglio il continuum dialettale sul territorio.
Particolarmente rilevanti appaiono in questa prospettiva i frequenti casi di compresenza di più varianti nella stessa località, che ricadono nella tipologia della polimorfia – poco riconosciuta nella visione classica e pre-sociolinguistica del dialetto, visto un tempo come varietà linguistica priva di variazione interna – e che rivela invece oggi anche grazie a lavori come questo tutta la sua ricca articolazione sul piano lessicale e non solo.
Altrettanto interessante risulta poi il fenomeno della distribuzione ‘a macchia di leopardo’ di non poche varianti lessicali, per cui le differenti forme non si distribuiscono in maniera regolare sul territorio. In altri termini accade che la forma x presente in una località riappaia in località ad essa non adiacenti, e lo stesso accade alla forma y o alla forma z, creando così una distribuzione non regolare e non immediatamente suddivisibile in aree omogenee.
Inoltre, anche se l’analisi ha come obiettivo primario la raccolta di elementi lessicali, dal corpus emergono anche numerosissimi aspetti di grande interesse su altri livelli linguistici, come ad esempio le forme dell’articolo determinativo maschile, femminile e neutro, e il genere dei sostantivi, spesso soggetti a fenomeni di metaplasmo rispetto alla base etimologica o agli altri dialetti campani; o aspetti di tipo fonologico come il raddoppiamento sintattico e la sua distribuzione, la centralizzazione delle vocali finali, la metafonesi, il trattamento delle vocali atone, il rotacismo, il betacismo, e così via.
Questa ricchezza del corpus potrà consentire in futuro anche ad altre studiose e studiosi di utilizzare i preziosi materiali raccolti e pubblicati da Vitolo in versione informatizzata, oltre che cartacea, nel presente portale per ulteriori approfondimenti di ordine fonetico-fonologico e morfosintattico sui dialetti dell’area amalfitana e del comprensorio sorrentino-caprese, basandosi sulle forme riportate nel testo e sulla loro trascrizione fonetica.
A proposito di tale comprensorio la disamina si focalizza anche sul lessico rurale dell’isola di Capri, unita da legami antichi e profondi alla Repubblica Marinara di Amalfi, ma anche alle altre località costiere dei due versanti della Penisola sorrentina, e prende in esame le varietà dialettali dei due comuni isolani di Capri e di Anacapri nelle rispettive zone agricole.
La minuta osservazione lessicologica rivela alcuni interessanti elementi di convergenza tra l’Isola azzurra e la terraferma amalfitana e sorrentina, oltre naturalmente alle non poche peculiarità locali, tanto attese quanto ben attestate.
In particolare, alcune specifiche affinità lessicali individuate raccontano dei rapporti antichi e recenti con diverse località dell’Area Sorrentina e della Costiera amalfitana. Tali rapporti appaiono spiegabili, tra l’altro, con contatti politici e amministrativi, con scambi commerciali, con relazioni familiari, nonché, come ben evidenzia Vitolo, con flussi di manodopera agricola provenienti dalla terraferma, e dimostrano la profonda interconnessione tra i fenomeni linguistici da un lato e, dall’altro, quelli storici, economici, commerciali, in una parola umani, confermando ancora una volta come la linguistica possa essere utilizzata anche al servizio di altre discipline affini, e viceversa.
Il lavoro di ricerca prosegue con il lessico delle attività legate alla pesca nelle aree della Costiera Amalfitana, di quella Sorrentina e dell’isola di Capri,[3]in relazione alle quali Giuseppe Vitolo mette a disposizione delle lettrici e dei lettori una ricchissima messe di informazioni relative alla fauna ittica dei nostri mari, alle tecniche e agli strumenti per la pesca, alle imbarcazioni e a tutto ciò che ha a che fare con questa fondamentale attività, che certamente rappresenta un campo di osservazione di particolare fascino dal punto di vista antropologico ed etnolinguistico.
Le schede, corredate di immagini e di schemi terminologici di grande interesse ed efficacia, contengono infatti elementi di ordine sia etnografico, sia dialettologico molto accurati e completi, raccolti con i classici strumenti delle interviste semi-strutturate.
Le aree studiate rappresentano peraltro un territorio di antichissima tradizione marinaresca, costituito da una penisola estremamente frastagliata e dall’isola delle Sirene, unite l’una all’altra proprio dal mare e dal trasporto sull’acqua. Le stesse Costiere Amalfitana e Sorrentina, che costituiscono i due versanti della Penisola, sono separate infatti da un territorio montuoso storicamente di difficile attraversamento, che ha da sempre reso il mare la via privilegiata di ogni spostamento.
Questo studio di Vitolo consente di ricostruire per ogni singola voce trattata gli elementi di continuità e quelli di discontinuità di questi affascinanti territori, evidenziando di volta in volta piccole e grandi convergenze e divergenze.
In particolare, l’estensione dell’indagine all’isola di Capri dimostra la consapevolezza del fatto che nel passato, come già accennato, il mare non costituiva un ostacolo ai contatti tra le comunità, ma rappresentava anzi il principale mezzo di collegamento tra luoghi vicini e distanti. Questa considerazione è valida a maggior ragione per quanto riguarda le attività che si svolgono proprio sul mare.
Nell’epoca attuale le trasformazioni sociali e culturali investono profondamente anche le attività più tradizionali, come in questo caso la pesca, e mettono a repentaglio, tra l’altro, gli stessi usi linguistici ad esse connessi, sotto la pressione sempre più forte della lingua italiana, che penetra nei nostri dialetti e spesso finisce per sostituire i propri termini di origine toscana a quelli locali. Forse la pesca è un settore che offre maggiore resistenza, rispetto ad altri, contro questo rischio, ma un’opera di documentazione vasta e capillare come quella di Giuseppe Vitolo contribuisce senz’altro a fotografare lo stadio attuale dell’evoluzione e a preservare nella memoria nostra e delle successive generazioni un patrimonio di conoscenze trasmesse nei secoli in forma esclusivamente orale e quindi di per sé volatile ed effimera.
 
Prof. Pietro Maturi
Università di Napoli “Federico II”
 

 
[1] AIS = Jaberg, Karl & Jud, Jakob (1928-1940), Sprach-und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, Zofingen, Ringier, 8 voll. (trad. it. AIS. Atlante linguistico ed etnografico dell'Italia e della Svizzera meridionale, Milano, Unicopli, 1987, 2 voll.).
[2] ALI = Bartoli, Matteo G. (dir.) (1995-), Atlante linguistico italiano, a cura di U. Pellis & L. Massobrio, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 9 voll.
[3]Vitolo, G. 2018, Il lessico rurale della Costiera Amalfitana. Terrazzamenti, macère, viticoltura, limonicoltura, olivicoltura, lavorazione del carbone, Volume I, Amalfi, Centro di Cultura e Storia Amalfitana.
Vitolo, G. 2021, Il lessico rurale della Costiera Amalfitana e della Penisola Sorrentina. Terrazzamenti, macère, viticoltura, limonicoltura, olivicoltura, lavorazione del carbone, Volume II, Amalfi, Centro di Cultura e Storia Amalfitana.
Vitolo, G. 2022, Il lessico rurale dell'isola di Capri. Terrazzamenti, macère, viticoltura, limonicoltura, olivicoltura, lavorazione del carbone, Volume III, Amalfi, Centro di Cultura e Storia Amalfitana.
 
 
 

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